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Ristrutturazione municipio

2004 - Nuova facciata del municipio di Vignolo (CN)

           La sede municipale, soprattutto se ubicata all’interno del centro storico cittadino rappresenta concretamente non soltanto la comunità che vi viene amministrata ma esprime anche l’atteggiamento che la stessa comunità intende assumere nei confronti della propria storia.
Si tratta pertanto di individuare il corretto rapporto fra il rilevante significato dell’edificio e le sue relazioni con la storia e il “genius loci”.
 
Nel 1986 la cittadina di Vignolo (CN) si dotò di un nuovo palazzo municipale (visibile nella foto sottostante)





Il municipio del 1986 oggetto di intervento


              Le dimensioni del nuovo municipio, che ospita anche altri pubblici servizi, sono imponenti rispetto alle caratteristiche del particellare edificato del centro storico ed agli altri  edifici pubblici adiacenti di matrice classica o barocca (chiesa parrocchiale, chiesa della S.Croce e vecchio municipio ), gli episodi architettonici di facciata sono ridondanti ed estranei alla sintassi degli edifici circostanti.

L’effetto dirompente generato dalla facciata del nuovo municipio nel tessuto storico ha chiari connotati simbolici e programmatici che si possono sinteticamente tradurre in una istanza di cambiamento e di dinamismo rispetto al passato.
Tuttavia, in una visione architettonica che non preveda necessariamente un rapporto antinomico con la Storia e ad una analisi distaccata del manufatto in esame, sia cronologica sia ideologica, sono stati individuati alcuni obiettivi e aspetti su cui intervenire:
  • il rapporto tra la facciata del nuovo municipio eccessivamente grande rispetto alle dimensioni della piazzetta antistante e alle cortine edificate circostanti;
  • l’opportunità di integrare la nuova sede municipale in un più ampio disegno dello spazio urbano circostante al fine di ricreare la percezione di unitarietà che caratterizza il tessuto edilizio, ma che in più punti appare attualmente sfilacciato e reso lacunoso da alcuni interventi recenti;
  • la necessità di apportare una semplificazione formale alla ridondanza espressiva della facciata per consentire un più garbato inserimento nel tessuto storico pur non negando le istanze di dinamismo e trasformazione che il progetto originario manifesta;
  • l’opportunità di reperire, nell’ambito di un intervento di ristrutturazione, ulteriore superficie utile per gli uffici comunali.
 

        Il municipio al termine dell'intervento


La proposta architettonica si è dunque mossa secondo le seguenti linee di azione:
  • La formazione di due quinte murarie porticate, parallele e sfalsate, che ricompongono la facciata  inglobando o schermando alcuni degli elementi tipologici estranei all’edilizia storica e di carattere tradizionale circostante. Il ricorso ad un termine del lessico teatrale quale “quinta” per indicare la realizzazione della nuova controfacciata porticata non è casuale in quanto la limitatezza fisica dell’intervento edilizio in progetto rende inevitabile operare la sola “messa in scena” della nuova facciata del municipio rispetto al “Teatro” della piazza  antistante.
La teatralità è tuttavia un esito che non è rivolto a rendere effimera la percezione dell’intervento proposto quanto invece ad evocare modelli progettuali di disegno degli spazi urbani di matrice classica e barocca.
  • Il trattamento formale delle quinte murarie sopracitate con criteri antropomorfi e il rispetto di allineamenti e quote utili a integrare il disegno della nuova facciata con le facciate del vecchio municipio; tale artifizio uniformerà lo spazio pubblico della piazzetta, manterrà il valore simbolico e gerarchico della sede municipale ma lo armonizzerà con l’edificato circostante.
  • L’eliminazione degli episodi formali che pur attingendo all’esperienza compositiva moderna o contemporanea tendono all’autoreferenzialità o in ambito strettamente disciplinare, o non trovano riscontro nella pratica edilizia locale, sia storica, sia contemporanea e non assumono perciò senso nell’immaginario collettivo.
In questo contesto trova ragione la conservazione del volume dell’ufficio anagrafe caratterizzato dalla vetrata continua, il cui carattere architettonico, sebbene estraneo a livello semantico alla specificità del sito, manifesta un chiaro simbolismo ed è ormai un elemento ricorrente nella edilizia direzionale contemporanea.